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9/1/19
Esposizione gioielli

Rapina con finta ostaggio al Centro Piave, sospetti su un complice e cliente anomalo. Intervento della guardia giurata dei Rangers.

Il Gazzettino - ed. Venezia Mestre

Rassegna stampa

Cliente fatto stendere a terra dai banditi, ma c’è il sospetto che si trattasse di un complice: finita l’azione è andato via. La ricostruzione: due gli spari, e i banditi avevano una pistola vera. Il proiettile è stato trovato all’interno del vicino Ipercoop.

Un finto ostaggio per rendere tutto credibile e più cruento. Forse è stata questa la mossa a sorpresa dei banditi che lunedì sera hanno rapinato, pistola in pugno, la gioielleria Burato al Centro Piave. Mentre proseguono le indagini dei carabinieri e del Nucleo investigativo per risalire agli autori, emergono infatti nuovi, inquietanti particolari. Il primo riguarda la presenza di un possibile quarto complice, oltre ai due banditi all’interno del Centro e a quello che aspettava in auto. Due banditi si sono presentati all’interno del Centro dall’ingresso est, e quello che si è messo vicino alla porta, a fare da “palo”, ha preso una persona e l’ha fatta stendere a terra, minacciandola con una pistola.

Ma l’uomo minacciato, che sembrava un normale cliente del centro commerciale, sarebbe stato notato dalle telecamere di videosorveglianza interna aggirarsi poco prima nei pressi della gioielleria, quasi si trattasse di un sopralluogo. E c’è un altro particolare: una volta che i due malviventi sono fuggiti, subito dopo la sparatoria, l’uomo si è alzato tranquillamente e se n’è andato, senza attendere l’arrivo delle forze dell’ordine. Un atteggiamento anomalo che ha destato l’attenzione degli inquirenti, i quali avrebbero assunto proprio quelle immagini per cercare di dare una identità a quel volto. Anche perché lo stesso modus operandi sarebbe stato notato anche in altre rapine compiute di recente nel Pordenonese e nel Trevigiano.

Il terrore al Centro Piave scatta alle 20.31. I due uomini, forse italiani, con il volto travisato da un cappuccio in testa, vestiti di nero, guanti e pistole in pugno, entrano con fare deciso: uno si posiziona alla porta, facendo stendere a terra una persona (il possibile finto cliente complice) mentre il secondo va diretto verso la gioielleria, punta la pistola contro una dipendente, minacciandola di morte, e si fa consegnare i gioielli, per un bottino di circa 50mila euro. Neppure due minuti dopo entra in scena la guardia giurata dei Rangers, che ha udito delle urla mentre si trovava a una cassa dell’Ipercoop. Il “palo” la vede e avvisa il complice, dicendogli di uscire; quest’ultimo prima di andarsene esplode un colpo di pistola all’indirizzo dell’agente, che risponde al fuoco, sparando verso terra e colpendo la vetrata della porta. Ieri i carabinieri hanno trovato l’ogiva (la parte anteriore del proiettile) all’interno dell’Ipercoop: si tratta di un proiettile vero, e questo significa che il malvivente ha sparato con l’intenzione di colpire chi gli stava davanti. L’AUTO RITROVATA I due sono poi saliti a bordo di una Fiat 500 Abarth e si sono dati alla fuga. L’auto è stata ritrovata ieri, e poi recuperata dai vigili del fuoco, nel fiume Tergola a Vigonza, nel Padovano, dove era stata gettata; è risultata rubata il 3 gennaio a un 26enne di Campodarsego. Quando i rapinatori sono fuggiti, anche la vigilanza di Axitea (cui il Centro Piave si affida da metà novembre a metà gennaio) ha provato a intervenire, ma senza esito, perchè i malviventi erano nel frattempo riusciti a fuggire. Di lì a poco sono intervenuti i carabinieri. A quanto pare la prima chiamata sarebbe stata fatta da una mamma che aveva ricevuto la telefonata dal figlio, presente al momento della rapina. Si tratta della prima rapina, per di più con sparatoria, subita da un negozio del Centro Piave da quanto è stato aperto nel 1995.

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